Un bambino viveva in riva al mare e amava i gabbiani. Ogni mattina andava sulla spiaggia a giocare con loro e sempre più gabbiani arrivavano, a centinaia, inarrestabilmente. Suo padre gli disse: “Ho udito che i gabbiani scendono a giocare con te. Catturamene qualcuno, che possa divertirmi con loro”.
L’indomani mattina andarono sulla spiaggia. I gabbiani danzarono la loro danza nell’aria ma non scesero.
Perciò si dice: “Il discorso perfetto è senza parole, l’azione perfetta è la non-azione, la conoscenza condivisa da tutti è superficiale”.
(dal classico taoista, racconti de “L’imperatore giallo”)
Questa storiella racconta a proposito dell’abbondanza, una dimensione in cui siamo connessi alla nostra energia, all’energia dell’ambiente in cui ci relazioniamo e l’energia che arriva dal Cielo (cosmo). Questo stato di grazia ci eleva ad una dimensione superiore, dove il fine ultimo, la determinazione volta a conseguire a tutti i costi i risultati, non ha scopo.
Il vantaggio personale, il tornaconto portano in sè un’energia molto bassa (in India viene chiamata “tamasica” come sinonimo di ignorante, volgare). Ascoltando il nostro corpo quando “desideriamo” riusciamo a percepire quella vibrazione somatizzata a livello dello stomaco e del cuore. Quella tensione provoca ansietà e si ripercuote nel corpo a vari livelli (organico, funzionale, alterazione della psiche, ecc).
L’azione perfetta è la non-azione
L’azione tradotta come intenzione annulla lo stato di grazia, ci disconnette.
Questa disconnessione viene percepita a livello energetico anche dagli altri. Il nostro corpo comunica incessantemente con l’esterno e utilizza un linguaggio inequivocabile. Mimica facciale e linguaggio non verbale vengono letti e tradotti attraverso l’intuizione insita in ognuno di noi, che intervene come consigliere di fiducia. La mancata coerenza tra il detto e il non detto viene recepita a livello viscerale come sensazione di “qualcosa che non va”.
La benevolenza nei confronti di noi stessi e degli altri
Facciamo parte di un’intelligenza universale che è presente in ciascuna delle manifestazioni della natura, di cui anche noi siamo parte. Siamo un frammento dell’intelligenza universale.
Mostrare benevolenza nei confronti di noi stessi significa trattarci con amore e rispetto.
Possiamo dimostrarci amore mentre mangiamo, quando facciamo sport, ci divertiamo, lavoriamo o eseguiamo qualunque attività.
Attraverso questa benevolenza entriamo in contatto con la nostra energia e con l’energia cosmica di cui facciamo parte, là dove tutto è possibile. Una dimensione di abbondanza e prosperità dove non esistono ostacoli, perchè siamo allineati con l’energia superiore (Cielo).

Essere altrettanto benevoli nei confronti degli altri crea lo spazio per ricevere altrettanto, non per forza dal singolo individuo, ma dal canale preferenziale che abbiamo attivato. Il dare troverà il modo di ritornare a noi, a volte in maniera quintuplicata. La vita diventa così uno scambio dove il fluire armonico dell’energia è consentito dal nostro aprirci alla vita.
Durante un viaggio a Cuba, mi sono ritrovata in una situazione di benevolenza dove il mio dare disinteressato è tornato a me portando doni e gioie inaspettate. Era il 2015, lo ricordo ancora come il mio “anno magico”. Le parole di padre Marco ancora risuonano nella mia mente, è stato dopo aver parlato con lui che ho imparato a dire “grazie” ogni volta mi accade qualcosa di speciale. Ho imparato a ringraziare, senza che nessuno me lo insegnasse. E’ arrivato naturalmente, come altrettanto naturalmente sono arrivate tante opportunità e benevolenza.
Quando siamo “allineati” non dobbiamo lottare per ricevere qualcosa, forzare gli eventi allo scopo di ottenere. Restare allineato comporta benefici anche a livello psicofisico potenziando la nostra energia, rinforzando le difese immunitarie, migliorando la circolazione sanguigna, l’autostima e i rapporti interpersonali. E’ uno stato di grazia dove arriva ciò di cui abbiamo bisogno, molto di più di potremmo quanto immaginare.
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